domenica 7 ottobre 2012

I wanna talk tonight 'bout how you saved my life: Noel Gallagher @ Bologna, 6/10/2012


Gli Oasis sono stati probabilmente il gruppo più democratico di tutti. Nel senso che quando capita che tra amici o tra fidanzati non ci si riesce a mettere d'accordo su cosa ascoltare, gli Oasis accontentano tutti. Sono un gruppo che unisce, ci si stringe intorno e si cantano. Dietro agli Oasis, si sa, c'è soprattutto Noel Gallagher, un personaggio che ha caratterizzato gran parte degli anni '90 e gran parte delle vite di certe persone. Me compreso, che con gli Oasis ci son praticamente cresciuto. Ed è per questo che ieri sera non mi son lasciato sfuggire l'occasione di vedere il Noel Gallagher post-Oasis con il suo progetto High Flying Birds.

A distanza di due anni dal concerto degli Editors a Torino torno a vedere un concerto in un palazzetto: ad ospitarci è il Paladozza di Bologna. Dopo la grande sfacchinata di poco più di una settimana fa con i Radiohead non avevo voglia di fare follie, così ci presentiamo davanti all'entrata a un orario abbastanza comodo. Ormai gli orari dei concerti vengon tutti rispetatti (alleluja), quindi non c'è nemmeno bisogno di fare grosse previsioni e programmi. E infatti alle 19 in punto i cancelli aprono e ci infiliamo tra la massa di gente già in fila. Posizione ottima a due metri dal cancelletto che separa pubblico e palco.
Ad aprire il concerto c'è Jake Bugg, ragazzino inglese emergente oltremanica che suona un misto tra folk rock e forti ispirazioni britpop. Purtroppo roba già sentita: i pezzi voce-chitarra ricordano tremendamente The Tallest Man On Earth, l'unico pezzo un po' più spinto i Placebo mentre il resto è molto orientato verso i Soundtrack Of Our Lives. Sbadigli su sbadigli, aspetto solo the Chief.
Come prima ho elogiato la puntualità dell'organizzazione, adesso elogio la puntualità degli artisti. Alle 21 in punto le luci si spengono e un boato pazzesco accoglie Noel e il resto del gruppo sul palco. Lui sembra non cambiare mai. Nel senso che sì, è vecchio, ma vecchio lo sembrava anche da giovane. Il rinnovo sta nell'abbandono di abiti da britpopper a favore di una camicia da musicista in ferie. Il concerto comincia e la scaletta, come sempre, non lascia spazio a fantasie ed è sempre molto schematica, seppure sempre d'effetto. E il misto di canzoni dal suo ultimo album e dal repertorio Oasis sembrano quasi costruire una storia che narra il suo passato-presente senza il fratello Liam: infatti, inizia con (It's Good) To Be Free. E la fuga verso la libertà prosegue con Everybody's On The Run e Dream On. La carta If I Had A Gun se la gioca quasi subito, mentre The Good Rebel si conferma una delle b-sides migliori. Il bello di questi concerti è cantare a squarciagola, e noi cantavamo così forte che la voce di Noel quasi non si sentiva. E al pubblico piaceva così tanto cantare che lo faceva anche tra una canzone e l'altra dando vita a simpatici siparietti: quando intonavano The Masterplan Noel accennava sorrisi diplomatici che nascondevano un "non la suonerò", mentre quando hanno intonato Stand By Me ha commentato con un "oh no no, this is SHIT" a conferma della sua riluttanza verso Be Here Now, album che a mio parere ha decretato la morte musicale degli Oasis. Poi una dedica anche a Balotelli, giocatore del Manchester City della quale Noel è un appassionato. Inevitabile coro da parte del pubblico.
Il momento più tragico avviene quando il Gallagher maggiore suona i primi accordi di Wonderwall per poi stopparsi e ricominciare con Supersonic. Apprezzo l'anti-commercialità del momento, ma è stato un colpo basso, bassissimo. Per fortuna si rifà alla grande con due dei pezzi che meglio hanno reso dal vivo, ovvero (I Wanna Live In A Dream In My) Record Machine e What A Life. Intanto passano le varie D'yer Wanna Be a Spaceman dedicata ad Alan McGee, anche lui a Bologna quella sera per un dj set al Covo Club (a cui sono stato dopo il concerto), Talk Tonight e Half The World Away, fino ad arrivare a (Stranded On) The Wrong Beach che chiude la prima parte del concerto.
Il ritorno, dopo aver suonato Let The Lord Shine A Light On Me, è tutto Oasis. Whatever è una di quelle che mi ha un po' deluso nella sua rivisitazione dal vivo, ma che prosegue quel filo logico da ex Oasis: whatever you do, whatever you say, yeah, you know it's alright. Con Little By Little l'atmosfera si carica ma è anche un segnale che il concerto sta per finire. Purtroppo con un solo disco all'attivo e la razionale scelta di voler limitare il numero di brani degli Oasis l'esibizione non va oltre l'ora e mezza. In ogni caso è stato qualcosa di unico con un grande finale fatto tutti insieme, Noel e pubblico. Don't Look Back In Anger, a chiudere sempre quella storia con gli Oasis, che non vuole rinnegare.
E noi eravamo lì a cantarla con lui. E lui per noi.

Qui la scaletta del concerto

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