mercoledì 27 giugno 2012

La musica ai tempi dei licenziamenti dei commessi dell'Ikea



Mi è capitato tra le mani, o tra i file, o tra i post, o tra quel cavolo che vi pare, un'emozionante quanto illuminante appunto dei Gazebo Penguins, band hardcore di Carreggio (sì, è la stessa città di Ligabue, bravi). Nella nota c'è indicato, spesa per spesa, trattamento per trattamento, tutti i costi per la realizzazione del loro album Legna (che qui trovate in frì daunlò). Per farla breve, tra studio, produzione e mixaggio, spese aggiuntive e trasporti, la somma ammonta a: 2.500€ + 560€ + 150€ + 150€ + 1.200€ = 4.560 €.
4560 euri per la produzione di 500 copie di un album che, oltre a essere in free download, lo potete trovare fisicamente alla tenerissima cifra di 10€. Cito testualmente: "Di LEGNA circoleranno 500 copie. E si sa già che, tra una balla e l’altra, 25 di queste verranno regalate a chi se lo è meritato. Ne restano 475. Saranno vendute a 10 € l’una. Il che fa un ricavo di 4.750€ nella celestiale ipotesi che vengano vendute tutte".
Cosa ci guadagna la band? Un miseria, se non niente, poiché il ricavato dei concerti e dei dischi non finisce quasi mai in tasca loro, ma tutto per ripagare la produzione del disco. Ri-cito testualmente: "Tutto ‘sto pippone per dire cosa? Niente, che per noi sono tra i soldi spesi meglio della nostra vita. E lo abbiamo fatto proprio sapendo che non ci avremmo preso una lira. Perché le cose più belle restan sempre quelle che regali. E questo disco ve lo volevamo regalare a tutti i costi".
Brividi e lacrimucce? Poco ci manca. Ma sì, diciamo che un attimo di commozione ce l'ho avuto. Perché sono cose belle da leggere queste, perché si capisce che è scritto col cuore e non come pavoneggiamento. Anche perché c'è poco da pavoneggiarsi, anzi, molti avrebbero detto "ma chi ve lo fa fare?".
Tutto questo a pochi giorni di distanza da un altro post pubblicato su Musicanoiosa dove si parla, più che dei costi di produzione per una band, del file sharing musicale, dalle denunce a Napster a oggi. In particolare c'è una frase che mi ha colpito, e qui ri-cito testualmente per l'ennesima volta: "Un musicista non vende dischi, non vende magliette: un musicista, correggetemi se sbaglio, per definizione suona, compone, esegue, talora si droga. Che debba campare della sua professione questo è più che giusto, auspicabile: qualcuno non ne avrà le capacità e si ritirerà a vendere scarpe; qualcun altro non verrà compreso e troverà qualche maniera per cavarsela, arrangiandosi; qualcuno, infine, parecchio fortunato, potrà mollare tutto il resto e vivere delle proprie opere. Questo, però, non autorizza a ritenere giusti i prezzi di dischi e concerti che capita di trovarsi davanti".
Dove voglio arrivare: per la buona musica sono necessarie grosse spese? Direi proprio di no. Oggi ci ritroviamo di fronte a dischi mega-pompati e stra-prodotti, a concerti con palchi immensi e stadi giganti che, stringi stringi, non sanno di niente. Personalmente di concerti a grandi e piccoli prezzi ne ho visti, e vi assicuro che i migliori e più emozionanti son stati quelli dove ho speso al massimo 15€. Scelte coraggiose da parte degli artisti? Può darsi. Scelte come quelle dei Verdena di vendere un doppio disco come Wow a 12€ e fare un tour con biglietti a 10€ a me sembrano più romantiche che coraggiose. L'attaccamento alla propria passione prima di tutto. E la consapevolezza che viviamo in un "capitalismo musicale" dove i media mainstream comandano cosa farci sentire puntando sulla pigrizia di chi ascolta (si fa per dire) musica e preferendo trasmettere e diffondere gruppi i quali alle loro spalle hanno etichette discografiche di maggior rilevanza economica. A una maggiore spesa non corrisponde per forza una maggior qualità di musica. Di dischi come Loveless dei My Bloody Valentine (assurda spesa di 250.000£ e Creation Records a rischio bancarotta) ne escono uno ogni vent'anni. Ma finché ci sarò io, noi, un movimento underground che parte dal basso, nascosto e che CONDIVIDE (nel senso più puro della parola, intesa come per i Gazebo Penguins e non come file sharing) buona musica, le nostre orecchie saranno salve da qualsiasi marketing e da qualsiasi commercializzazione. Viva la musica, viva la passione e viva il romanticismo, che questi non costano niente ma ti fanno guadagnare tanto dentro.

Ps: mentre scrivo questo post, che forse è solo una marea di stronzate e appena concepito sembrava più bello, apprendo la notizia che Indie-Rock.it chiude i battenti. Amarezza e tristezza per un sito che ha lottato per la buona musica. Grazie per tutto quello che avete scritto.

Track: Gazebo Penguins - Senza Di Te

martedì 26 giugno 2012

Ho riaperto il garage e..


Premetto che parlando di garage rock si potrebbe iniziare un discorso infinito su ciò che ha influenzato, ciò che influenzerà e ciò che ha creato nella musica. Ma sarò molto limitato. Semplicemente questo intervento è dedicato a tutto quello che mi ha suscitato il post di ieri sul nuovo album di Ty Segall. Appunto, come dice il titolo, è stato come scendere le scale e riaprire il garage impolverato e ritrovare un sacco di cose belle, usurate ma messe lì da parte, quasi dimenticate. Non perché inutili, semplicemente il nostro piccolo immenso cervello non riesce a tenere in considerazione tante cose. E' come se dovessi studiare ascoltando la musica mentre scrivi un post su Facebook e con una mano pulisci il pavimento: riuscireste a fare tutte queste cose bene? No. Male che vada studiate per bene, ma il resto lasciatelo perdere. Ed è per questo che gruppi come gli Stooges del sopraillustrato Iggy Pop o ancor prima i Sonics vengono un po' messi da parte nonostante tutto quello che hanno fatto. Stanno lì impolverati pronti a rispuntare fuori su un giradischi oppure molto romanticamente risentirne le sonorità in altre canzoni di altri gruppi, come Ty Segall appunto. Ritrovarli è poi tutta una conseguenza: rimetto sullo stereo i Black Rebel Motorcycle Club, uno dei miei primi amori; oppure tornare indietro ai primi anni '90 con i Brian Jonestown Massacre e il loro Take It From The Man, un misto tra garage rock e neo-psychedelia. Passando avanti col tempo arriverei sicuramente ai Black Lips con la loro goliardia da spiaggia e alle chitarre più '70s e psichedeliche dei Thee Oh Sees. In conclusione, un po' più nascosto tra gli scaffali non per minore importanza (last but not least) ma anzi, forse per maggior premura di tenerlo conservato, c'è il per sempre compianto Jay Raetard con Blood Visions. Sparato e diretto, breve come è stata la sua vita, ma che rimarrà per sempre conservato nei garage dei nostri cuori e della nostra mente. Pronto ad essere ritirato fuori ogni volta che ne sentiremo la mancanza.

lunedì 25 giugno 2012

Non si esce vivi dagli anni '70



L'ultima volta che ho iniziato un post scrivendo C'era una volta mi son sviscerato un gruppo, un genere musicale e son riuscito a parlare (bene o male) di due album. Oggi la faccio breve: c'erano una volta gli Stooges, con o senza Iggy, oggi c'è Ty Segall. Oggi, soprattutto, è uscito il nuovo album di Ty Segall intitolato Slaughterhouse. Titolo che rimanda anche a quel Fun House degli Stooges del 1970, sto giro passando da una casa del divertimento a un vero e proprio mattatoio fatto di chitarre, urli, psichedelia e garage rock a volte anche parecchio da spiaggia e surfante. Sicuramente uno degli album più interessanti usciti quest'anno che farà impazzire gli amanti del revival.

Track: Ty Segall - I Bought My Eyes

Provate ad ascoltare anche: Black Lips - O Katrina! / Thee Oh Sees - Carrion Crawler

giovedì 21 giugno 2012

Rimandate le date italiane dei Radiohead


La notizia è circolata oggi, a qualche giorno di distanza dalla tragedia di Toronto, ora è ufficiale: le date italiane dei Radiohead sono state rinviate. A quando? Secondo il comunicato entro il 27 giugno si saprà il nuovo programma. Intanto il pensiero va alle vittime dell'incidente che ha causato lo spostamento di quasi dieci date.

Il comunicato dei Radiohead

martedì 19 giugno 2012

Il primo amore non si scorda mai


L'amore verso i nostri idoli, verso quelle icone e anche verso i poster che invadono le camerette di teenagers sbarbatelli, esiste da sempre. Dalle nostre nonne che si strappavano i capelli e strillavano per Elvis prima e per i Beatles poi, ai nostri genitori che fissavano le foto e facevano collage di improbabili coppie con Simon Le Bon e Madonna, fino ai tempi nostri dove la musica popolare non ha raggiunto il livello di importanza delle pop/rockstar del passato ma hanno un'iconicità e un attaccamento dei fans quasi simile se non superiore e a volte esagerato.
Anche gli indie(-cappati e non) hanno i loro amori platonici. E spesso e volentieri è un amore comune che risponde al nome di Cat Power, all'anagrafe Charlyn Marie Marshall. Dalla mia parte ci metto anche Florence Welch e Grimes, ma son discorsi a parte. Da sei anni a questa parte di Cat Power non si hanno avute notizie ed è stato un po' come quando arriva l'autunno e l'amore verso l'amichetta estiva è già alle spalle. Un po' ce ne siamo dimenticati, altre volte ci siamo innamorati di altri idoli. Ma il primo amore non si scorda mai. Dopo sei anni molti cuori son tornati a battere con il nuovo singolo intitolato Ruin. Ed è bello, bellissimo. E non sono parole condizionate dall'amore, lo è veramente. Tornando all'esempio dell'amore estivo, consideriamo questo singolo come una lettera invernale della vostra amata che riaccende gli animi e che poi ci fa fremere per il ritorno dell'estate così come siamo impazienti di aspettare il nuovo album.

Intanto potete scaricare il singolo da Pitchfork.

Quando il nome non conta


"Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo"
Loro sono i DIIV. O Dive, come volete. "A name is nothing" dice Zachary Cole Smith (vedi Beach Fossils), "The band is the same, the music is the same, the future will always be the same". Spiego meglio: Dive è anche il nome di una industial band belga. Per evitare vie legali (che non ci son state) o critiche (che non ci son state) o incomprensioni (e nemmeno queste ci son state) la band ha deciso di cambiare il nome in DIIV da Dive, che veniva dal nome della canzone dei Nirvana. "I don’t really give a fuck what the band is called. I originated this project in a bedroom with no internet and didn’t know if it would ever leave the bedroom".
Progetto che comprende anche gli amici di infanzia Andrew Bailey, Devin Ruben Perez e Colby Hewitt, tutti membri degli Smith Westerns. Progetto shoegaze/dream pop che, per fortuna, esce dalla cameretta di Cole Smith. L'hype creato intorno all'uscita dell'album (in programma per il 26 giugno tramite Captured Tracks) è altissimo e anche quasi del tutto confermato dato il leak degli ultimi giorni dell'album. Io aspetto per sentirmelo tutto per intero, chi vuole trova qui sotto lo streaming tramite Hype Machine.
Godetevelo, qualunque sia il loro nome.


lunedì 18 giugno 2012

Happy birthday Sir!


I Beatles.
I Wings.
Un album firmato Paul & Linda.
McCartney/Lennon, Lennon/McCartney. 
La presunta morte e "il sosia".
Tutto questo e molto altro è Paul McCartney.

Happy birthday Sir Paul!


venerdì 15 giugno 2012

Going in tour again: arriva Mark Gardener in Italia


La notizia è di qualche giorno fa ma fa sempre bene rinfrescare la memoria. Mark Gardener, fondatore della shoegaze band Ride, sarà in concerto in Italia per due date: il 25 agosto al Bardan Bar di Fano (PU) e il 26 al Festareggio di Reggio Emilia. Due appuntamenti storici con un personaggio che la storia della musica l'ha scritta. Oltre a esser stato membro dei Ride, band importantissima per il successivo movimento Britpop, Gardener ha anche prodotto alcuni album da solista. I due concerti saranno in acustico e verranno riproposti i successi dei Ride e dei lavori al di fuori della band.

Qui trovate la notizia di Indie-Rock.it
Qui l'evento su Facebook per la data al Bardan

Track: Ride - Mouse Trap

domenica 10 giugno 2012

Traffic Festival 2012: testimonianza di un fortunato


Non credo nella sfiga, però.. Diciamo che son due anni che ho la possibilità di andare al Traffic Festival di Torino e, vuoi per un mega-gruppo di parenti che ti invade casa, vuoi per un maledettissimo periodo di esami che ti invade la vita e ti sta anche un po' sugli zebedei, non sono mai riuscito ad andare. E son due anni che non faccio altro che beccarmi resoconti, anche se pur poco lucidi e dettagliati (è un festival gratuito, se non paghi il biglietto i soldi vanno a finire da un'altra parte), e a rodermi il fegato per l'ennesima occasione persa. L'occasione di quest'anno erano due croci belle grosse su sfondo nero: gli XX. A mani basse una delle cose migliori che siano capitate sulla Terra ultimamente, non solo musicalmente parlando.
"Una mezza delusione" ha commentato un mio amico sotto il video di VCR che, per rosicare ancora di più, ho pubblicato sul mio profilo di Facebook il giorno dopo l'esibizione. Non ci volevo credere. Un misto di amarezza, sollievo e rigurgiti di rum della sera prima mi invade. Devo indagare, devo sapere di più. Ed è così che manco a chiederlo, forse per telepatia, mi ritrovo un papirone scritto via mail da Sere, una ragazzo che vive e studia a Torino, testimone di questo Traffic Festival. Quindi per questo post (e magari, se ne avrà il piacere, anche per altri) Sere è l'ospite d'onore. Lascio a lui la testiera, anche se in realtà mi limito a un copia&incolla ma son pur sempre parole sue. Io intanto rileggo e rosico.

Ps: mi hai chiesto di riadattarlo e correggere eventuali errori. Io te lo lascio così perché è troppo bello.

Sere:

"post o pre scriptum (come diavolo si dice in questi casi?!) il riassuntino mi è venuto più un papiro illeggibile e senza virgole ma spero te lo possa godere lo stesso
Riassuntino del Traffic:

festival molto più fruibile rispetto gli anni scorsi, vuoi perché la musica di nicchia ha richiamato meno gente del solito vuoi perché sono state 2 giornate e non 4 vuoi perché era tutto in centro. In complessivo: festival di questo livello aggratis se li sognano in mezza europa!

Giovedì prefestival:
Posto fighissimo sulla riva del Po sconosciuta ai più, si entra in un casolare che sa di club per canottieri ci si ritrova in un covo hipster e fighe mai visto (dove cacchio esce sta gente di solito?!?!).
Il primo dj fa cagare e non voglio neanche ricordarmi il nome. Jobs non me ne voglia ma a suonare su un mac che crasha ogni tre per due, nascosto dietro un telo bianca che ne lascia intravedere solo l'ombra non dà molte gioie. Ci mancavano solo le proiezioni di caccia e atterraggi a rovinare l'atmosfera. iori's eye: alla fine dà sempre gusto sentirli, tanto più live. Il problema è che la canzone più veloce raggiunge a malapena i 50 bpm e sembra di ballare musica per zombie oscillanti. Ragazzi tornate alla chitarra la tastierina roland farà anche tanto ultimitempi ma ci piacevate più prima. Sofia convinci Clod a farsi crescere i capelli e uscire dall'ero.
Tim Exile: è il solito dj from London cazzone grosso pompato, ma così consapevole di esserlo che quasi gli vuoi un po' bene. Si comporta da artigiano dell'elettronica e improvvisa a manetta ciò lo lascia in preda di alti e bassi formidabili tra un pezzo e l'altro. Quando canta non si può sentire, ma quando fa girare un mic tra il pubblico e ne remixa il risultato live mentre spara cagate col british axxent diventa l'idolo della serata. 'come ti ch.. come ti ch come ti chiami??' 'figo sto pez.. figo sto pez.. figo sto pezzo' 'Chiara ti v.. chiara ti v... chiara ti voglio......'

Venerdì:
Il primo gruppo lo salto, vado a vedere il tuo concerto alle 8 solo se ti chiami drink to me.
XX: dovevano essere gli headliner e suonano secondi WTF?!?
live suonano come sul cd, c'è un culo di gente e in più i soliti spagnoli stronzi che bevono come scioni e non ti lasciano sentire in pace. a metà concerto ti rendi conto che non suoneranno più di 40 minuti. Ragazzi lo sappiamo che il primo cd è un capolavoro ma se dovevo pagare per sentirmelo dalle casse grosse di un festival, stavo a casa. Per fortuna al traffic non c'è il biglietto e lo sconforto finisce presto.
James Blake: dj londinese fighetto che se la tira così tanto che lo odi suona voci di donna nera e colonne sonore di polizieschi anni settanta ambientati a long beach. Non reggo più di mezz'ora. Sopravvalutatissimo e addirittura rivalutato in peggio live.

Sabato (ovvero 4 ore di delirio quotidiano):
I Drink To Me suonano da diiioo, riarrangiano live, improvvisano scenette accendono stelline come quelle di capodanno mentre suonano la tastiera con una mano sola. Personalmente miglior cd italiano dell'anno. A torino si sentono come a casa e la scioltezza mista a soddisfazione di essere saliti in Piazza San Carlo la vedi e la senti. Quando il babbo 40enne si avvicina a te che stai attaccato alla transenna e ti chiede come si chiamano perché voleva comprare il cd, capisci che in fondo c'è anche gente che sa capire quando sta ascoltando buona musica. Tante Gioie, Bravi cazzo.
Mount Kimbie: ovvero i re del passaggino. Gruppo sconosciuto e che ho saputo subito apprezzare. Salgono sul palco con la stessa camicetta azzurrina tagliata bene con la quale è salito James Blake e ciò ti puzza. Poi dopo 3 minuti ti accorgi che non stai pensando a un cacchio e ti stai divertendo come un indiota. Come attaccano insieme i pezzi e sperimentano loro non sentivo da un po'.
The Orbital: ecco il solito gruppo che dovevano mettere come headliner quello che ha fatto la storia, sono i precursori del movimento rave anni '90, ci san fare, hanno dato vita a sottogeneri sconosciuti, blah blah blah... lame!
Progetti di abbandonare dopo la seconda canzone, ti ritrovi ancora lì dopo 2 ore di concerto filate e ballare con gente a caso appena conosciuta. Ti senti fatto ma in realtà non hai sfiorato alcol. Pensi 'Cazzo perché sta merda non la mettono in tutte le discoteche ogni fottuto sabato sera'. L'esperienza è lunga e si sente. Al ritorno da casa non hai neanche quel solito mal di testa che ti viene quando ascolti la solita roba hunz-hunz. Secondo me c'è qualcosa sotto, questi due pelatini con le lucette sugli occhiali hanno un segreto."

Track: The XX - Crystalised (live @ Traffic Festival 2012)

venerdì 8 giugno 2012

Heart-quake

Alcuni artisti indipendenti italiani si riuniscono per un concerto di beneficenza.
L'intero ricavato sarà devoluto per la ricostruzione di una sala prove della Bassa Modenese. Una bellissima iniziativa.

Info qui.

mercoledì 6 giugno 2012

It's only noise


C'erano una volta i The Jesus & Mary Chain. E la volta era precisamente nel 1985 quando uscì il loro album d'esordio Psychocandy, un album noise pop, erroneamente considerato l'inizio dello shoegazing che si compierà qualche anno più tardi con i My Bloody Valentine. Un album che comunque ha influenzato lo shoegaze, con le i suoi feedback di chitarra uniti alla struttura della canzone pop. Un album che influenzerà buona parte della musica a venire. Due gruppi d'esempio sono gli A Place To Bury Strangers e i Crocodiles, entrambi tornati quest'anno con un nuovo album.
Worship degli A Place To Bury Strangers è più vicino a quei JAMC del primo singolo Upside Down del 1984 (prima ancora di Psychocandy): una tempesta di chitarre, rumori e distorsioni che accompagnano una voce quasi impercettibile e profonda: un muro di suono che richiama anche il già citato shoegaze.
Mentre Endless Flower dei Crocodiles assomiglia di più ai JAMC post-Psychocandy, dove la voce emerge dal marasma di chitarre e prende finalmente aria. Insomma, due ottimi album che ripropongono i suoni di un grande gruppo.
C'erano una volta i The Jesus & Mary Chain, c'era una volta Psychocandy, che vive ancora nella musica degli altri.

sabato 2 giugno 2012

22


22 anni fa, tra le tante cose, nascevo pure io. Sfrutterò questo giorno, questo numero e la mia passione per la musica per un post dedicato a 22 album che mi hanno cambiato la vita. Per motivi di emotività e difficoltà nello scegliere li metterò in ordine sparso. A parte uno. Il primo.

  1. Arctic Monkeys - Whatever People Say I Am, That's What I'm Not
  2. Radiohead - The Bends
  3. Radiohead - Ok Computer
  4. Radiohead - Kid A
  5. The Smiths - The Queen Is Dead
  6. Joy Division - Unknown Pleasure
  7. My Bloody Valentine - Loveless
  8. The Stone Roses - s/t
  9. Oasis - Definitely Maybe
  10. Oasis - (What's The Story) Morning Glory?
  11. Neutral Milk Hotel - In The Aeroplane Over The Sea
  12. Verdena - Wow
  13. Verdena - Il Suicidio Dei Samurai
  14. Television - Marquee Moon
  15. The Strokes - Is This It
  16. Blur - Parklife
  17. Pulp - Different Class
  18. Primal Scream - Screamadelica
  19. Pavement - Crooked Rain, Crooked Rain
  20. The Beatles - Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band
  21. MGMT - Oracular Spectacular
  22. The xx - xx

Track: Arctic Monkeys - A Certain Romance

venerdì 1 giugno 2012

Ladies and Gentlemen, we are.. offline!


Bella fregatura per chi ieri sera è rimasto alzato fino a tardi per vedere il live in streaming degli Spiritualized al Primavera Sound Festival. Dopo l'esibizione degli svedesi Refused e un'infinita serie di video di vecchie esibizioni appare una scritta "The event has finished - Technical issues".
Che i Refused abbiano suonato troppo forte e fatto qualche danno?

Qui il link per seguire il festival in streaming tramite il canale ufficiale di YouTube

Track: Refused - New Noise (live Primavera Sound 2012)