venerdì 21 settembre 2012

Cinque domande ai Drink To Me


Ed ecco finalmente la prima intervista per questo blog. Ospiti d'onore i Drink To Me*, che si son molto gentilmente resi disponibili per rispondere a qualche domanda. Perché proprio i Drink To Me? Diciamocelo francamente e con qualche mese d'anticipo: S è il miglior album italiano del 2012. E abbiamo parlato anche del disco.

Vi ho visti suonare la prima volta nel 2010 a Torino prima degli Editors. Se non ricordo male entraste sul palco con delle maschere ed era il tempo di Brazil. Poi S, acclamazione della critica e anche un live al SAE Institute per Rolling Stone: ve l'aspettavate tutto questo successo?
- Il concerto con gli Editors, ottimi ricordi di quella serata! Sì al tempo di Brazil usavamo di più le maschere, ma ancora adesso la componente carneval-teatrale è presente nei nostri live.
Ci sono molte persone che credono in noi, il disco è piaciuto molto, è vero... il successo è un'altra cosa forse, queste intanto sono bellissime soddisfazioni.



Ascoltando S, correggetemi pure se mi sbaglio, ci ho sentito gli MGMT e gli Animal Collective. Invece nella vostra pagina Facebook , tra le influenze, ci sono almeno una sessantina di gruppi. C'è un gruppo o un album nello specifico, o addirittura più gruppi o più album che vi hanno influenzato per la realizzazione di S?
- Non ti sbagli, sicuramente gli Animal Collective sono stati un ascolto importante, mentre gli MGMT hanno saputo fare un paio di canzoni invidiabili anche se artisticamente sono meno densi. Siamo molto onnivori negli ascolti, quando scrivevamo S nei nostri stereo passavano tra gli altri M.I.A., Erykah Badu, Sun Ra, The Heliocentrics, insomma roba con groove... e questo credo che si senta nel disco.

I vostri testi sono in lingua inglese. Molti criticano questa scelta dicendo che gli artisti si "nascondono" dietro la lingua straniera. Alcuni sono passati addirittura dallo scrivere in inglese all'italiano (vedi Maria Antonietta). Voi come giustificate la vostra scelta? E' il genere che in un certo senso ve lo impone o c'è altro? Io spezzo una lancia a vostro favore dicendo che cantando in inglese si hanno più opportunità, soprattutto all'estero.
- Cantare in inglese è stata una scelta quasi inconscia, perché si sposava bene alla musica post-punk e noise che facevamo all'inizio, perché metricamente è più facile da gestire e perché gli ascolti erano prevalentemente anglofoni. Per noi comunque la polemica italiano/inglese è ridicola: in Scandinavia è pieno di gruppi che cantano in inglese e nessuno si scandalizza. Qualche pezzo di S era nato in italiano e sarebbe comunque una sfida interessante proporre questo tipo di musica con testi in italiano. Tutte le strade sono aperte.


E a proposito di estero: i Be Forest stanno accompagnando i Japandroids nel loro tour europeo, esportando finalmente un po' di buona musica italiana fuori dai nostri confini. Voi credete nel futuro della musica italiana all'estero?
- Grandi Be Forest. Vogliamo bene a quei ragazzi. Ci sono gruppi italiani validi che girano all'estero... pensa agli A Classic Education, ai Movie Star Junkies, agli Aucan (e anche noi ci faremo un bel giretto in Europa a breve). La musica, se è veramente di qualità e ha qualcosa da dire, può funzionare ovunque.


Ultima domanda: progetti futuri?
- Suonare sempre più (e lavorare sempre meno!)
Fare un disco migliore di S
Ah, poi abbiamo anche un progetto collaterale freak-out rumoroso, i Sombreros of Satana, che vi sollazzerà presto i timpani. Cercatelo su youtube.




*A rispondere alle domande è Francesco Serasso (batteria)

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